Di sotterfugi, mezze verità, omissioni e colpi di fortuna ne
so parecchio. Diciamo che posso quasi considerarmi un’esperta. Non che ci sia
da esserne fieri, è solo un dato di fatto.
Ho cercato, in questi quattro anni, di tenere per me quanto
più possibile, riservando i pochi momenti di condivisione alle due amiche
fidate, quelle che sono “sorelle”, che di me conoscono tutto e non giudicano.
Si limitano a darmi dei pareri, in certi casi si preoccupano per me, la
maggior parte delle volte mi vedono come un antidepressivo.
Rendere partecipe qualcuno delle mie avventure è un’esigenza.
Ci sono stati d’animo, cuori che battono, farfalle nello stomaco, nuove
posizioni, lividi e gemiti che, se condivisi, sembrano ancora lì, presenti.
Come quando li metto nero su bianco.
In questa settimana ho incontrato due amiche. Di una ho già
parlato, l’altra è quasi una di famiglia.
Hanno entrambe scelto me come “depositaria” dei loro
segreti, e la cosa mi ha stupita non poco, poiché io non ho fatto lo stesso con
loro.
Le situazioni sono simili. Quasi mie coetanee, sposate, con bambini
piccoli, si sono accorte di provare una forte attrazione per un collega di
lavoro.
Per una, che vive un periodo veramente difficile, si tratta
anche di un’attrazione mentale. Per l’altra è solo attrazione fisica.
Entrambe, in un primo momento sostenitrici della fedeltà, hanno
dovuto fare i conti con le emozioni da “primo bacio”, ma non hanno ancora avuto
il coraggio di andare oltre.
Hanno pensato bene di chiedere consiglio a me… Sembra quasi uno scherzo del destino.
Queste dinamiche, io, le ho già vissute. Inizia quasi sempre
tutto per caso, o per una parola detta quando ce n’è bisogno, ché io ho sempre
avuto la certezza che in realtà, se ci si incontra, un motivo c’è sempre.
Conosco le sensazioni che loro quasi non vogliono tirare fuori.
Come se ammettere l’attrazione per un altro, la voglia di scoparci, le rendesse
peccatrici.
E forse, in effetti, basta solo il pensiero, ma io non posso
dire loro di tirare dritto, di ignorare questi segnali.
Sentir battere il cuore, non riuscire a contenere l’eccitazione,
aver la sensazione di essere ancora belle, interessanti, scoprire nuovi modi di
declinare il sesso, incontrare una bocca sconosciuta che, anche se per poco,
riuscirà a cambiare una piccolissima parte di te. Io, in questo momento, non
potrei fare a meno di tutto ciò. Nemmeno se lo volessi.
Ad una ho consigliatori lasciarsi andare, ché il destino l’ha
posta davanti una prova davvero difficile, ed un po’ di felicità può solo
alleggerire il fardello.
All’altra non so che dire. Per via del legame che ci unisce, per l’affetto che
provo verso la sua famiglia.
Entrambe mi hanno rivolto la stessa domanda: “E se mi piace, poi, che ne sarà della mia
quotidianità?”
All’inizio, ho fatto la splendida, suggerendo di scindere
corpo e mente… le cavolate che continuo a scrivere da un anno, insomma. La verità
è, come scrisse Antoine de Saint-Exupéry, che si arrischia di piangere un poco, se ci si è lasciati addomesticare.
A meno che non sia abbia avuto a che fare con un essere insignificante
ed anonimo, qualsiasi persona ci abbia donato un po’ di sé, lascerà un piccolo
vuoto.
Fa parte del gioco.
E non ci sono drammi da portare avanti, né scene da
melodramma da interpretare. È la vita. Nessuno entra in noi per restare. Solo
che a volte, accettarlo diventa meno semplice.
Loro, per il momento, sono incerte.
Io temo che mi lascerò ancora addomesticare.
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Photo Irina Vorotyntseva |