Elenco blog personale

mercoledì 31 luglio 2013

Magnolia

Lentamente scivola
La tua mano su di te
Quel tanto che basta per trasformare
Ogni carezza in un gemito
Ti guardo accaldata contorcerti
Tra le lenzuola umide
Golosa ed implacabile
Forza fammi male finchè vuoi…
Lo sai…

Pioggia io sarò, per toglierti la sete
E sole salirò, per asciugarti bene
Vento arriverò, per poterti accarezzare
Ma se vuoi, se tu vuoi
Tra fango e neve, fango e neve, impazzirò



Sentire alla radio queste note dopo tanti anni, mi ha fatto sorridere con quasi un po’ di nostalgia. 
Un amore breve ma molto intenso. Era il 2003, mi pare. Lui mi dedicava sempre questa canzone. Me la cantava mentre mi baciava, dopo aver fatto l’amore, mentre accarezzava il mio corpo nudo.

Eravamo due ragazzi, ed io avevo ancora quel modo acerbo e sognante di amare. Pensavo fosse il mio principe azzurro. Mi riempiva il cuore di bei sentimenti.
Quando era dentro di me, mi sentivo così colma di noi, così appagata, che avrei dato tutta me stessa per non interrompere quella sensazione di felicità. 

Ho impiegato molto tempo a trasformarlo in un bel ricordo. Le sue mani grandi e le labbra morbide le ho desiderate per molto tempo. Poi mi sono innamorata ancora, e di nuovo mi è parso fosse la prima volta.

Adesso, che queste sensazioni, questi batticuori così “puri” mi sembrano impossibili da riprovare, ne sento una profonda nostalgia. Era facile lasciarsi andare. Nei sentimenti, intendo. Adesso riduco quasi sempre tutto al contatto fisico, carnale. Quello è l’unico modo che ho di lasciarmi andare.
Questa certezza di non riuscire più a provare certi aggrovigliamenti interiori, a volte mi infastidisce. 
Magari, poi, scoprirò di sbagliarmi.


martedì 30 luglio 2013

Culi e memorabilia



Al mio rientro a lavoro, dopo una sola settimana, ho trovato una interessante novità: Il servizio di sicurezza. Cioè, non è questa la novità interessante, bensì il giovane (credo non ancora trentenne) ieri di turno. A parte un viso dai bei lineamenti, una menzione deve assolutamente andare al suo culo. Già in passato ho scritto ciò che mi ispirano i bei culi maschili, e questo giovane ragazzo è molto promettente. 

I soliti saluti con i colleghi, e poi una coppia, lui con canotta e bermuda e lei, molto abbondante, ma con un abitino striminzito. Lei cerca la carta d’identità e tira fuori un portafogli grigio con l’immagine di Che Guevara e la scritta “Hasta la victoria. Siempre”. A me viene naturale mostrare curiosità su quell’oggetto che sembra quasi appartenere ad una collezione di memorabilia. Lei, sorridente, mi dice che nel negozio dove lo ha acquistato, c’erano anche le magliette della “stessa marca”, con quella “faccia stampata”. Solo che forse le fanno solo rosse (accidenti … chissà perché!).

Dopo questo momento di ilarità, avviene un guasto tecnico che impone a tutti di non poter proseguire nel nostro lavoro. Veri e propri attimi di tensione, che sfociano in litigi tra la gente e il responsabile. A modo mio, cerco di mediare dicendo che con un attimo di pazienza reciproco, provvederemo a risolvere tutti i problemi. 
Un uomo mi guarda con rabbia e mi dice “Lei stia zitta!”. Io giuro di aver sopportato anche di peggio, ma ho sempre reazioni brusche quando mi intimano il silenzio. Chiedo a questo uomo, che da sempre mi sta sulle scatole, di non esagerare, e di non prendersi certe confidenze. Lui allora sostiene di scherzare e cerca di farmi sorridere, ma senza riuscirci.
Per la prima volta, ho cercato di difendermi, ho pensato.
A fine serata, i colleghi: “E che dire di quel maleducato che ti ha detto di stare zitta? Fosse successo a noi, sarebbe stata lite. È stato fortunato ad aver beccato una con la tua pazienza!”
E io che pensavo di essermi difesa…



Una volta trovai, in un negozio, un perizoma rosso con questa immagine. Il fidanzato del tempo mi disse che, se l'avessi acquistato, avrebbe praticato l'astinenza. Ma dubito che io avrei potuto andare in giro con Che Guevara posizionato sulla mia dolce compagna di giochi.

lunedì 29 luglio 2013

La mia terra



Oggi si torna a lavoro, e quasi non mi dispiace.
Nonostante non fossi da sola, ho trascorso in solitudine un buon 80% dell’ultima settimana, imponendomi pure di fare la brava ragazza.
Zero tentazioni.
Ho anche finto indifferenza nei confronti di due simpatici uomini che, più di una volta hanno provato ad attaccare bottone. In compenso ho goduto di una temperatura meravigliosamente fresca, di tanto verde, e della squadra italiana maschile di uno sport considerato minore, ma che è composta da uomini che avrebbero risvegliato il desiderio anche nella regina delle frigide!

Per tutta la durata della vacanza ho indossato degli orecchini che portano, su una piccola piastrella di un materiale tipico della mia terra, l’immagine dipinta del simbolo della mia Regione.
Sono stati questi (e in certi casi il nostro accento) a renderci facilmente riconoscibili agli occhi di conterranei che, per lavoro o per amore, da anni sono lontani da casa. Grande il mio stupore nel vedere occhi di uomini emozionati nel riconoscere le origini comuni, nel godere di qualche dettaglio che con il tempo i ricordi avevano cancellato.
In tutti i casi, la speranza di sentir dire che qui, adesso, la situazione sia migliorata.
Chi ha diviso la vacanza con me (e di solito divide anche il resto) ha precisato che il problema qui, è solo la gente che ci vive. Uno di questi “conterranei” mi ha guardato negli occhi, come per chiedermi “Dimmi che non è vero, dimmi che la nostra terra ha ancora della possibilità, che il mare, l’odore degli agrumi e tutta quella bellezza riusciranno a spuntarla”. Come succede dappertutto, ci sono luci ed ombre, qui. Cattive abitudini, un modo poco sensato di vivere ciò che appartiene a tutti, un certo lassismo, uno scarso senso della legalità: questi forse i mali principali. A ciò si risponde con la voglia di alzare la testa, di far sentire la voce, di rispondere con azioni giuste, con la cultura, utilizzando al massimo le risorse del territorio.
Non so se riusciremo a spuntarla, ma una possibilità non si nega a nessuno.


mercoledì 24 luglio 2013

In vacanza



Mi trovo a molti chilometri di distanza da casa, in un posto meraviglioso. Qui anche l’odore della terra è diverso. Il cielo ha delle sfumature di azzurro mai viste e non c’è niente che ricordi il caos e l’inciviltà delle città. 

Premesso ciò, è un luogo che non mi si addice molto. Tendo troppo all’introspezione, ed il silenzio eccessivo mi turba. 
Diciamo che è una sfida con me stessa: voglio vedere se, fino a venerdì riuscirò a mantenere un animo sereno, o se tenderò al depresso andante. E poi, tra la mia pigrizia e i danni causati dal solito infortunio, la passeggiata breve di ieri mi ha costretto a stare immobile con ghiaccio e arto in scarico per qualche ora. 

In valigia non ho messo lingerie ricercata, stavolta. Mi sembrava superflua. Ho portato solo una sottoveste, bianca e azzurra, scollata avanti e dietro. Mi piace molto, perché mi sento un po’ più adulta. Ogni tanto ci vuole.
Qui, oltre a camminare e godere della cucina “tipica”, fare sesso è uno dei migliori modi per impiegare il tempo. E visto che non posso esagerare con le passeggiate e non sono eccessivamente golosa … Si, ci siamo intesi!

Domenica ho ricevuto una simpatica mail. Prima di scriverne, ho chiesto il permesso al mittente.
Un giovane uomo si è presentato con una breve ma assai divertente descrizione, mi ha scritto dei propri interessi, di sogni e progetti. Poi ha concluso scrivendo che vorrebbe incontrarmi. Non si tratterebbe solo di sesso, gli piacerebbe fare un figlio con me.
Si, proprio con me.
Ignoro seriamente cosa possa averlo spinto a desiderare una cosa simile, mi pare di non aver mai dimostrato un desiderio di maternità.

Adesso mi preparo per andare in piscina, ché il suono dei campanacci delle mucche mi è quasi venuto a noia!




 Naturalmente, prima di tornare a casa, comprerò qualcosa di simile!

sabato 20 luglio 2013

Canzone dell'amore perduto



"L'amore che strappa i capelli è perduto ormai"

Canzone dell'amore perduto - Fabrizio De Andrè

venerdì 19 luglio 2013

Professioni



Tra le cose che odio fare, ai primissimi posti c’è decisamente stirare. 
Rinvio sempre, fino a quando i cestini traboccanti di camicie e t-shirt spiegazzate mi guardano con disprezzo, e allora capisco che è arrivato il momento. 
Oggi ho iniziato alle 9:15. Alle 10:20 ero già sfinita, con l’abito bianco e marrone che indosso incollato addosso, i capelli raccolti, e i riccioli ribelli che cadevano sugli occhi. Mi restava poco per finire, e visto che odio lasciare le cose a metà, mi sono imposta di continuare, cantando “Disco inferno” e circondandomi di vapore per sottolineare "burn,baby, burn", sperando che queste cavolate potessero lenire la fatica.  
 Ad un tratto, una busta di plastica finita lì non so come, si è incollata alla piastra del ferro da stiro, impedendomi di proseguire. La mia sorpresa e la gioia sono state naturalmente infinite. Essendo fatalista, ho letto in questo una decisa volontà del Fato di farmi riposare, così eccomi qui.

Il Fato, questo mattacchione, che si diverte a combinare strani incontri, situazioni che mi offrono spunti interessanti. 
Ieri, in banca, un guasto al sistema informatico mi ha obbligato a rivolgermi al direttore della filiale. 
Colpo di fulmine! Non so se per la sua barba, il suo accento, o le iniziali ricamate sul polsino, ma gli avrei slacciato la cravatta e me lo sarei scopato subito. Proprio lì, sulla scrivania. Naturalmente dopo aver approfittato di quella comodissima poltrona per farlo accomodare e per inginocchiarmi al suo cospetto. Le sue mani erano fredde, o forse è la mia temperatura corporea ad essere elevata. Suggeritemi delle scuse valide per tornare da lui, ché con un po’ di impegno realizzerò la mia fantasia (anche se in questo momento sono parecchio indolente, magari in autunno avrei un po’ di entusiasmo in più).

Appena fuori, salita in auto, poco dopo l’officina del fabbro, ho visto i vigili del fuoco in azione (intenti a salvare un gattino arrampicatosi su un albero). Detto così non comunica molto, ma se mi riferissi a loro chiamandoli “Pompieri”, la seconda fantasia di ieri riprenderebbe vita.
Li adoro da sempre. Li immagino tutti insieme, aitanti, disponibili, attivi e animati da spirito di condivisione, ed io tra di loro: timida fanciulla in cerca di protezione.
Ogni professione ha un suo perché!