Elenco blog personale

lunedì 30 settembre 2013

Allo specchio



È ufficialmente arrivato l’autunno. 
Nonostante, nel fine settimana, le temperature siano state abbastanza elevate, so già che potrò permettermi ancora per poco di dormire nuda, di andare i giro per casa con pochissimo addosso. 
L’ho scritto tante volte, mi piace quella sensazione di libertà, il pavimento freddo sotto i piedi, sentire il solletico dei capelli, e mi piace pure soffermarmi davanti allo specchio. Non sempre per civetteria. A volte per immaginarmi diversa, altre per cercare di riconoscermi.
Lo specchio mi ispira tantissimo. Ne ho sempre desiderato uno che, in camera da letto, riuscisse a ricoprire tutta la superficie del soffitto, in modo da essere fedele testimone del mio piacere. Di coppia, o intimo e solitario.

Anche per via degli specchi, amavo tanto la casa dell’uomo di cui parlo spesso. Ogni stanza era la perfetta alcova, e gli specchi che c’erano attorno al letto, la rendevano deliziosa. 
Ci fermavamo spesso a guardare la nostra immagine riflessa, abbracciati. Così da immaginarci insieme in mezzo alla gente. Era un modo per considerarci “coppia”, perché così ci sentivamo. 
Allo stesso modo, guardavamo la nostra immagine riflessa mentre mi prendeva da dietro. Io, con parte del corpo sul letto, e lui che mi afferrava dai fianchi, ed entrava in me, con tutta la foga necessaria, con tutto il suo sentimento.
Io, però, amavo riflettermi nello specchio piccolo, posizionato sulla cassettiera.
Aprivo gli occhi, mentre mi muovevo sopra di lui, e sbirciavo la mia espressione.
Ero felice. I capelli spettinati, il viso arrossato, il trucco degli occhi un po’ sbavato. I capezzoli sempre turgidi e i segni delle sue mani dappertutto.

È questa l’immagine di me che preferisco. L’immagine di una me che ama.

J. Saudek

venerdì 27 settembre 2013

Heartbeats

Da qualche notte dormo poco, e sogno qualcosa che ha sempre a che fare con corpi che si toccano, sentimenti, mani che si stringono, lingue che si intrecciano ed uomini che, alla fine, vanno via.
Invece, da sveglia, sono io che desidero andar via. Da un corpo che mi tocca solo quando vuole, da sentimenti che non mi accendono più, da mani che si stringono raramente e con convinzione sempre minore, da lingue che non ricordano più quanto piacere possono dare.

Due giorni fa, un uomo davvero speciale, parlandomi della sua storia, ha usato la metafora del treno che passa solo una volta, se non riesci a prenderlo, non ci saranno altre possibilità.
Il mio treno l'ho lasciato andare. Me ne sono accorta solo quando era lontano, non più visibile. Non sono eccessivamente coraggiosa, e ci sono delle cose che annullano la mia voglia di combattere. 

In questo momento, mentre non so quale forma dare ai giorni che verranno, ho la certezza che, nonostante mi senta un minuscolo essere che deve scontrarsi contro la fredda quotidianità, c'è ancora qualcuno che crede in me. 
E questa sarà la mia vera forza.






giovedì 26 settembre 2013

Whole lotta love

Oggi voglio parlare di questo:


Sto stirando (e questa cosa, di solito, mi rende nervosa), e sento qualcosa che inizia a scuotere i miei globuli rossi/stratocaster. 
Arrivo davanti alla tv e cosa trovo? Questo belloccio (Robert Pattinson? Quello dei vampiri?) che gioca a fare l'uomo, riuscendo quasi a rendere banale uno dei pezzi che amo di più in assoluto. Nessuna tensione, nessun coinvolgimento. 
Sarà che sono la solita rompiscatole che non conosce le mezze misure, ma i miti non si toccano.


Voglio godermelo così!



Sensuale da non riuscire a sostenerlo, da farmi battere il cuore.
Amore assoluto.


mercoledì 25 settembre 2013

Microfoni e principi azzurri



Ieri, a lavoro, un uomo è venuto a cercarmi per dirmi che, ogni volta che sente la mia voce in diffusione, pensa che dovrei lavorare in radio. 
“Ci provi, signora. Sono sicuro che le darebbero il microfono e  non glielo toglierebbero più!”.
Adesso sarebbe troppo facile fare battute, infatti non ne farò.
Lui non voleva essere scortese, comunque. La frase è venuta fuori in maniera poco felice, ma io non ho commentato, sono solo arrossita, e la cosa è morta lì.
Dopo, però, i colleghi presenti non mi hanno dato tregua!

Nella vita di tutti i giorni mi sono sempre nascosta dietro un’immagine di donna timida e riservata. Questa cosa, adesso, mi risulta un po’ più difficile. Tutta colpa di colui che ha aperto questo vaso di Pandora!


Sempre ieri, la collega timorata di Dio ha voluto rendere noi tutti partecipi del suo pensiero circa l’omosessualità. 
Tutto perché un ragazzo indossava una t-shirt con l’immagine di due principi azzurri intenti a baciarsi. Sotto, la scritta “Fattene una ragione!”. 

Giuro di non aver sentito mai tante idiozie. Soprattutto per bocca di una donna così giovane.
Pregiudizio, stereotipi, stupidità: un mix letale! 
Non smetterò mai di meravigliarmi, purtroppo!


martedì 24 settembre 2013

Le canzoni di Battisti



Domenica, con suo grande disappunto, mi sono ritrovata alla guida. Pochissimi chilometri da passeggero lo hanno reso nervoso.
Ho un senso di possesso tanto esasperato nei confronti dell’autoradio che, se lo applicassi al mio corpo, sarebbe come indossare una cintura di castità: appartiene a me, solo io posso disporne.
Spesso ascoltiamo Radio 2, insieme. È una sorta di compromesso. 
Domenica no. Domenica ho deciso di vagare sulle frequenze fino a quando non ho trovato questa:


Ci sono cose che mettono tutti d’accordo: le partite della nazionale in tv, la pizza, l’espresso con la moka (eccezione fatta per me, che non bevo caffè), le canzoni di Battisti.
Battisti ha conquistato (e continua a conquistare) intere generazioni. Uno dei pochi punti d’incontro tra me e lui.
Amo profondamente questa canzone. Ne amo il testo, la delicatezza, il carico di emozioni che trasmette. 
Mi ricorda un pomeriggio di primavera. E credo riporti in mente quel pomeriggio anche a lui, che alle prime note mi ha chiesto di spegnere. Io, ovviamente, ho continuato ad ascoltare, ma con gli occhi velati di lacrime.


" Anche quando un mattino tornasti vestita di pioggia
con lo sguardo stravolto da una notte d'amore
-Siediti qui,
non ti chiedo perdono perché tu sei un uomo-"


Era primavera, il calendario diceva così. 
Un pomeriggio grigio che non prometteva nulla di buono, io in ferie, lui fuori per lavoro. 
Decisi di raggiungere l’uomo che da poco avevo iniziato a vedere. Tra noi non c’era ancora nulla di importante. Sesso, sì, ma non la passione che ci avrebbe tanto uniti.

Il suo impegno di lavoro saltò, mi telefonò per comunicarlo. Io avevo il telefono in borsa, non lo sentii squillare. 
Andò a cercarmi dall’amica che, di solito, mi copriva, ma lì non c’ero.
Appena mi contattò, fu un disastro. Non potevo rispondere alle  domande, non possedevo le risposte. Quella fu la prima volta che gli raccontai delle bugie. Tante. 
Ci incontrammo a casa. Avevamo entrambi un’espressione sconvolta. Mi sorpresi abile nell’arrampicarmi sugli specchi. Alla fine lui volle credermi. 
Pensare a questo episodio, oggi, fa male anche a me.

lunedì 23 settembre 2013

Silenzio



Di solito, il lunedì è la mia giornata preferita.
Di solito.
Poi ci sono le eccezioni.

In questo weekend ho vissuto stati d’animo molto contrastanti tra loro. 
Sono stata felice insieme ai miei amici, ho avuto paura perché un automobilista distratto stava per centrarmi in pieno, ho provato (ancora una volta) la sensazione di essere superflua, non rilevante.
Nella costruzione quotidiana di me (perché ho la sensazione di essere diversa giorno dopo giorno), la repulsione nei confronti dell’indifferenza e della freddezza mi sta rendendo indifferente ed algida.
Odio prendermi sul serio!


Sabato, a lavoro, un uomo ha risposto ad un mio commento dicendo che penso come gli uomini. 
Lo sapevo già. Ci sono tante cose che vivo e sento come gli uomini. Sarà per questo che li amo tanto.
Sempre sabato, e sempre a lavoro, una donna, raccontando all’amica la lite appena avvenuta con il marito, ha usato un tono di voce tale da rendere partecipi più di venti persone che, di conseguenza, si sono sentite chiamate in causa, commentando ed entrando in discussione. Lei ha detto che se solo volesse, potrebbe ridurre il malcapitato sul punto di dover chiedere l’elemosina, perché gli uomini sono tutti uguali e meritano questo. Una giovane madre ha risposto che nella vita basta scegliere: l’uomo giusto, l’atteggiamento giusto, e via dicendo (ma quali sono le caratteristiche dell’uomo giusto?).

Io ho sempre avuto un certo disprezzo per chi cerca di colpire il partner sul piano economico, in generale odio le ripicche, le sterili vendette. 
In passato, cercavo di risolvere i problemi parlandone, poi mi sono resa conto che le mie parole non avevano peso. 

Adesso resta il silenzio. Con tutto il suo rumore.



venerdì 20 settembre 2013

Immagino che...



La fantasia è il mio migliore alleato. Specialmente quando ci sono molti chilometri tra me e il protagonista dei miei desideri. 

Mi immagino diversa, stasera. Indosso il mio abito nero preferito, ho impiegato un po’ più del solito a truccarmi. I ricci mi cadono selvaggi sulle spalle, indosso le scarpe che ti piacciono, e ho scelto la lingerie più ricercata ed elegante.

Torni a casa dopo un giorno fuori, un po’ nervoso. 
Mi guardi, fingi di non essere sorpreso. Un bacio sulla guancia, un sorriso, e mi conduci verso il tavolo. 
Mi fai sederi lì, continui a guardarmi, ma non mi spogli. 
Inizi ad accarezzarmi: metti una mano tra i capelli, mi sfiori il viso, avvicinandoti come se volessi sussurrarmi qualcosa. Invece vuoi il mio profumo, ti sento, mentre annusi ogni centimetro del mio collo, e con le mani segui la linea dell’abito, avendo cura di me come se fossi un tuo prezioso gioiello.
Mi piace essere al centro delle tue attenzioni. Sono molto eccitata, e tu, che mi conosci, rallenti i tuoi movimenti, perché vuoi portarmi al limite della resistenza.
Mi metti una mano tra le cosce, le divarichi, commenti il fatto che abbia scelto il reggicalze, ci giochi un po’, e finalmente prendi a sfiorare il pizzo degli slip. 
Dopo poco mi tocchi, ma lo fai distrattamente, quasi come non ti importasse. Decido di velocizzare, afferro la tua mano e la indirizzo verso il clitoride, ma per te non è ancora il momento, usi le tue mani per stringermi i polsi, ed invadi la mia bocca con la tua lingua. Mi sento piena di te, inebriata dal tuo controllo, sono bagnata ed ho solo bisogno di sentirti entrare dentro.
Mi prendi dai fianchi, mi sposti proprio sul bordo del tavolo. Ti inginocchi, stavolta spalanchi le mie cosce, ti posizioni al centro. Crei una piccola fessura spostando i bordi dello slip, e ci infili dentro la lingua. Ti stringo a me, avvolgendoti con le gambe. Poggio le mie mani sulla tua testa, per obbligarti a compiere dei movimenti che, in realtà, tu conosci benissimo. 

Ti nutri di me, ed io godo nel vedertelo fare.