Elenco blog personale

venerdì 26 settembre 2014

La Rossa Fronte - Retro

Sono polemica, rissosa e malinconica, in questi giorni. 
Finirei per scrivere cattiverie o storie tristi e noiose.

Questa è la parte migliore di me, per ora.

Photo LaRossa



Photo LaRossa



giovedì 25 settembre 2014

Il cielo in una stanza

Ho difficoltà nei confronti delle responsanilità, degli impegni importanti e duraturi. Ho paura di tutto quanto possa comprendere l'idea di "definitivo".
Ho l'abitudine di prevedere un Piano B per tutto: un eventuale guasto alla lavatrice, l'auto che non parte, la decisione di cambiare vita e cominciare da capo...
Ma da cosa sto fuggendo?

Le bugie peggiori, sono quelle che raccontiamo a noi stessi, e probabilmente, un giorno capirò di averne raccontate tante proprio a me. 
Ché forse, un po', mi piacerebbe innamorarmi, sentire di essere importante per l'uomo che ho accanto. 
Sono stanca di ripetermi che posso bastare a me stessa. Ho costruito un'armatura molto resistente, non so da che parte iniziare, per metterla da parte. 
Se scoprissi di avere ancora un cuore, ne sarei davvero scossa. Non saprei come comportarmi.

Perchè non esiste la Verità? Se ci fosse, io sarei libera di fare il contrario (come sempre), e dirmi finalmente realizzata.

In fondo, sono tanto brava a non avere aspettative, a vivere giorno per giorno, che probabilmente, riuscirei a mandare all'aria anche una relazione con il principe azzurro.

Oggi mi piacerebbe rinchiudermi in una stanza priva di soffitto viola, senza pareti, ma con alberi infiniti...





mercoledì 24 settembre 2014

Sdolcinatezze



Ero ad un concerto. Davanti a me, un uomo alto e molto robusto ed un suo amico. Prima dell’inizio dello spettacolo, i due attaccarono bottone con tutti, comprese due ragazze giovani e un po’ brille. Dall’attaccare bottone a flirtare, il passo fu molto breve. Finirono per guardare il concerto avvinghiati, scambiandosi le lingue e facendo correre ovunque le mani. Poi, nel momento della ballad famosa, l’uomo-gigante, intento ad accarezzare il culo della nuova amica, usò la mano libera per tirare fuori dalla tasca il cellulare (colpendomi con una gomitata, tanto eravamo vicini), fece scorrere la rubrica, compose un numero facendo in modo che, dall’altra parte, qualcuno potesse ascoltare quella canzone. L’estrema vicinanza, che lo portò a colpirmi pure con il cellulare, mi lasciò vedere che la destinataria della chiamata era “Cucciola amore mio”. 


Cucciola amore mio? Ma che diavolo di nome è? Perché non utilizzare i meravigliosi nomi di battesimo, per indicare le persone?

Ho visto: Trottolina, Orsacchiottino pelosino, Amoruccio tenero, Amore caro, Bimbetta mia… e non parlo di ragazzini, ma di gente adulta!

Scusate il distacco emotivo, ma tutta questa dolcezza può causarmi solo il diabete.

Un mio collega, ieri, ha risposto alla chiamata di Amore3: “Mia moglie ha tre sim, lo faccio per distinguerle”.


Dimenticavo, l’uomo-gigante, alla fine del concerto andò via con la nuova amica, con buona pace di “Cucciola amore mio”.


E se modificassi, in rubrica, il suo nome con “Coinquilino rompiscatole”? Troppo romantica?

www.chedonna.it



martedì 23 settembre 2014

Pensieri ed ansia da prestazione



Ogni estate ripropongono “Il commissario Montalbano”, ed io non me ne perdo una puntata, nonostante l’abbia vista, probabilmente, già tre volte. Non riesco mai a ricordare la soluzione dei casi. Nemmeno quando si tratta di un episodio che conosco poiché ho prima letto il libro.
Della puntata di ieri, ricordavo (più o meno) ciò che il ristoratore pronuncia con discreta enfasi: i pensieri disturbano l’appetito e la minchia.
Questo è il senso della frase, ché non la ricordo in maniera precisa.

Su questo principio, per molto tempo, si è modellata la mia vita sessuale. Si è dovuta adattare ai tempi di questa “simpatica minchia” che, colta da innumerevoli pensieri, sbattimenti e cattivi umori, si concedeva al mio caldo rifugio solo nel week end, a meno che non avvenissero ulteriori tragedie, ovviamente.
Tralasciando il fatto che, alla fine, la soluzione l’ho trovata, ho passato del tempo a riflettere su questa storia, e sono arrivata alla conclusione che, almeno sotto questo punto di vista, essere uomo è davvero difficile.

L’erezione è qualcosa che, ogni volta, mi affascina. Ne ricerco i progressi, mi piace sentirla, in bocca o tra le mani, mi piace guardarla. Per me, donna, è qualcosa di naturale, di spontaneo, una conseguenza del desiderio. Mi ci è voluto un po’, per capire che, invece, sono molte variabili che influiscono, e che per certi uomini è un po’ un banco di prova.

La prima volta che un uomo mi disse di essere un po’ “emozionato” e di non riuscire a mantenere l’erezione, ero poco più che una ragazza, non ritenni necessario portare avanti la storia, ma non ne feci un dramma. Tipo un ritenta, sarai più fortunato.

Accadde di nuovo, a distanza di quasi dieci anni. L’uomo in questione mi disse di avere avuto delle storie travagliate, in passato, ed il ricordo gli impediva di lasciarsi andare. Io, a differenza della prima volta, ne ero innamorata, non avevo fretta. Superammo questo ostacolo insieme. Con lui scoprii di adorare il sesso, e quanto ogni centimetro del mio corpo avesse bisogno di sperimentare la fisicità, scoprii quanto mi piace scopare, insomma.

Alla fine dello scorso anno, conobbi un uomo. Iniziò a corteggiarmi, credo fosse poco abituato a ricevere rifiuti e resistenze. Io decisi di incontrarlo dopo più tempo del previsto. Non fu un colpo di fulmine, insomma. Il suo pudore ed il suo modo di vedermi come qualcosa di prezioso si scontrarono con il mio modo di essere: audace, piuttosto diretta. Non sempre amo i preliminari, devo poter prendere iniziative. Lui mi disse che l’aver desiderato tanto quel momento, gli stava impedendo di goderne, ma dalla prossima volta, tutto sarebbe stato fantastico.
Non ci fu una prossima volta, ma solo perché, il suo modo di fare, così smielato e asfissiante, mi dava ai nervi. Lui non la prese bene, pensava sarebbe stato un amore da film.

Da qui mi sono convinta che ci sono uomini che non riescono a sopportare l’eccessiva pressione psicologica. Come se sentissero il peso delle (proprie) aspettative sulle spalle. Anche una donna, in questi casi, potrebbe sentirsi inadatta, poco capace di coinvolgere il partner, ma si tratta di consapevolezze, di sensazioni.

Probabilmente, oggi, ho scritto un mucchio di cavolate, affacciandomi sul mondo maschile con uno sguardo tutto femminile. Ma io amo profondamente gli uomini, e ho dovuto necessariamente trovare una motivazione, al fatto che la minchia non vuole pensieri!


venerdì 19 settembre 2014

Cuori e tette

Spesso, su twitter (e penso un po' dappertutto) ci si lamenta di quanto le donne mostrino facilmente la "mercanzia". Tette e culi in vetrina.
Io amo espormi, mi farei fotografare ogni giorno. 
Ad essere sincera, andrei anche in giro così, con le tette al vento, ché sono piccoline, e nessuno potrebbe turbarsi. Specie oggi, con tutti questi cuori che mi circondano!

Photo LaRossa





Adoro i Beatles. Buon weekend

giovedì 18 settembre 2014

Buonanotte

Un'altra giornata sta per concludersi.
Sono stanca, un po' scazzata, ma potrei fare ancora moltissime cose.
Fino a qualche mese fa, quasi ogni mattina, mi capitava di svegliarmi di pessimo umore. Avevo la certezza che la giornata appena iniziata, non mi avrebbe potuto portare verso la felicità (pur non avendo consapevolezza di cosa fosse, la felicità). Pensavo solo di essere destinata a perdere il mio tempo, come se la colpa fosse di un destino crudele ed impietoso.
Ho dovuto sperimentare una delle peggiori paure per capire che, in ogni caso, un giorno in più è già felicità. 
Dubito di riuscire ad rendere in parole l'emozione che si prova nel sapere che, in un certo senso, la vita abbia deciso di darti una seconda possibilità. 
Ogni volta che me ne rendo conto (quasi ogni giorno, negli ultimi cinque mesi), mi sento tanto fortunata da non riuscire quasi a trattenere le lacrime.
I momenti di smarrimento, di crisi e di inquietudine sono ancora parte di me, ma proprio per questo, ho imparato ad amarli. 




mercoledì 17 settembre 2014

Belli fuori o belli dentro?

Mi sono svegliata con un fastidioso mal di testa. 
Mi succede già da qualche giorno, ma credo sia un inconveniente di stagione, e poiché ci avviciniamo alla mia stagione preferita, posso pure tollerarlo. 
Restare ancora un po' a letto, riscoprire la protezione delle lenzuola, dividermi tra sbadigli e sogni ad occhi aperti: l'anteprima di un pigro e malinconico autunno.
A dispetto della forte nevralgia che non mi abbandona, ho iniziato ad ascoltare Pansonica dei Marlene Kuntz, che Spotify mi propone da ieri. Poi, una Playlist degli anni 90 mi ha rubato il cuore, e addio Godano & Co.

Mi sono guardata allo specchio. Ho le occhiaie, e i capelli mi fanno somigliare a Mafalda. 
Indosso una t shirt dei Sonic Youth non mia (di due taglie in più) e mi sposto da una stanza all'altra perchè cerco una scusa per non stirare.
Uno spettacolo, insomma! 
Dovrebbe vedermi la signora che ieri ha sentenziato che andrei benissimo per suo figlio (il quale, tra l'altro, andrebbe benissimo per me, avendo ventiquattro anni, ed essendo in una forma fisica meravigliosa). 
La signora è convinta che io sia bella fuori, e bella dentro, e non è la pubblicità dell'acqua Rocchetta!
Per quanto riguarda la bellezza esteriore, credo si risolva tutta nel sorriso, non possedendo altre particolari qualità fisiche.
La bellezza interiore, invece, è difficile da dimostrare. Con il tempo, mi sono convinta che sia il mio atteggiamento che convinca la gente della mia "bontà". Ma io sono gentile e disponibile per contratto, e ci riesco così bene, che ormai mi sono quasi convinta di esserlo veramente. 
In realtà, manderei a quel paese il 95% della gente che mi sta attorno. Compresi i bambini piagnoni. Io e il potere terapeutico del "vaffanculo". (E' il mal di testa che mi fa scrivere questo, vero? Ho bisogno di essere rassicurata!)

In conclusione, senza far riferimento ad impobrabili studi di qualche Università del Massachusetts, concludo con la certezza che un sorriso riesca ad aprire molte porte. Le apre quasi tutte. Di conseguenza, proviamo a sorridere (e ridere, ma di gusto) quanto più possibile. Non è detto che si aprano le porte, ma di certo, ne guadagneremo in buonumore!




lunedì 15 settembre 2014

Matrimoni e Banderas



Ieri, il Papa ha celebrato venti matrimoni.
Ho visto le scene in TV. Tutti emozionati, con sorrisi timidi (o non consapevoli, chissà) stampati sul viso.
Ha ricordato agli sposi che il matrimonio non è una fiction (magari fosse una sit-com, tipo Casa Vianello), consigliato di non aver paura dei piatti che volano, e di non andare a dormire prima di aver fatto pace.
Visto così, sembra il vademecum che ogni novello sposo dovrebbe tenere in tasca (manca il riferimento al sesso, certo), ma in realtà, chiunque ne abbia avuto anche una breve esperienza, è consapevole del fatto che niente è più difficile del tener in vita una convivenza in maniera dignitosa.
Io sconsiglio sempre il matrimonio, ma è giusto che ognuno si scotti in prima persona. La quantità di sacrifici e rinunce non sempre viene ripagata con l’affetto e la giusta dose di comprensione.

Una mia amica sta attraversando un periodo difficile. A dire il vero, sembra quasi che stia combattendo una guerra. E lo sta facendo da sola, perché il suo uomo ha altro a cui pensare. Io, che conosco bene questo genere di situazioni e di conseguenti stati d’animo, ho provato per un po’ ad ascoltarla senza intromettermi, ma con scarsi risultati.
Non sempre possiamo schivare gli eventi che ci raggiungono con la stessa intensità di meteoriti. Dobbiamo affrontare ciò che, quotidianamente, incontriamo sul nostro cammino.
Ma allo stesso modo, con la stessa tenacia, dobbiamo lottare e godere per quei (spesso) pochi attimi di “felicità” che incontriamo per la nostra strada. Che siano dovuti ad una chiacchierata con un amico, al sorriso di un bambino, alle coccole del cane, o ad una buona mezz’ora di sesso con qualcuno che conosciamo appena,  non è giusto rinunciare.
Questo mio pensiero, forse, è una sorta di alibi che ho fornito a me stessa, ma devo sopravvivere, in qualche modo.
Lei mi ha confidato di aver rinunciato ad una amicizia con un uomo che iniziava a piacerle. Ha detto che, per giusta regola, questo non dovrebbe accadere ad una donna impegnata.
Io rinuncio solo se mi accorgo di sentire qualcosa che va oltre la voglia di sesso.
Mi ha chiesto se sia davvero possibile separare la testa dal corpo. Io le ho risposto di sì, soprattutto perché voglio convincermi di essere capace di farlo!


Adesso uno dei soliti aneddoti senza senso.
Da ragazza, andavo almeno una volta al mese nell’unica farmacia del paese, per comprare delle compresse che servivano a mio padre. Una volta trovai in coda due uomini anziani (almeno io pensavo che lo fossero). Uno disse all’altro che doveva comprare una confezione di preservativi perché gli piaceva ancora tanto “inzuppare il biscottone”.
Ecco a cosa mi fa pensare questo:


lunedì 8 settembre 2014

Rock Action ed il probabile uomo della mia vita



Sono appena stata al centro commerciale con un’amica. 
Lei doveva acquistare un ferro da stiro nuovo, ed è risaputo che ogni occasione è buona per andare a fare shopping.

All’interno del negozio di elettrodomestici ci siamo separate, ché mi interessa poco di spremiagrumi elettrici e super frullatori. 
Ho notato una cesta piena di cd piuttosto datati, ma comunque interessanti. È possibile trovare piccoli tesori, in questi contenitori snobbati e dimenticati dal mondo. Ed infatti, non mi riesco ancora a spiegare perché, in mezzo alle compilation di balli di gruppo e ai cd di Pupo, ho trovato i Mogwai. Stupore, incredulità e occhi luccicosi.

Calata nel mio mondo immaginario, mentre quasi accarezzavo quella copertina che mi ricordava pomeriggi universitari con le amiche, ho sentito una  voce maschile che diceva: “Ho sempre immaginato così la donna della mia vita. Con “Rock Action” in mano”.

Prima di sollevare lo sguardo ho pensato che solo un idiota poteva credere di far colpo su una donna con una frase tanto scontata, ma appena l’ho visto, sono  rimasta  folgorata. Era un giovane uomo davvero bello (per i miei canoni, ovviamente), con gli occhi chiari, una barba incolta, ed un sorriso contagioso. Ho impiegato parecchi secondi, prima di capire che toccava a me dire qualcosa. Giusto il tempo di notare in suo tatuaggio.

“Ed io ho sempre immaginato così l’uomo della mia vita: con i Nirvana sulla pelle”, ho detto.

Mi accorgo da sola che il livello della conversazione può risultare molto basso, e pure un tantino sdolcinato. Ma quando lo scopo è quello di portarsi a letto qualcuno, entrano in gioco strane variabili.

Continuavamo a guardarci, a sorridere inutilmente, proprio come due idioti.

Ad un tratto, dal nulla, è spuntato fuori un bambino bellissimo, biondo, di circa sei anni. Si è avvicinato a noi, e dopo un attimo di titubanza, ha tirato l’orlo della t-shirt del nuovo uomo della mia vita, dicendo: “Papà, non posso più giocare con la Play Station. Un bimbo grande ha detto che il mio tempo è scaduto, ed io voglio tornare a casa!”

L’uomo ha guardato il bambino, poi ha guardato me. Ha alzato le spalle, io gli ho sorriso, e poi sono andata via.

Addio, nuovo uomo della mia vita!