Dopo aver ascoltato le dissertazioni della moglie
rompiscatole, ho incontrato, nel negozio, davanti lo scaffale della biancheria
di seta, una donna che vedo spesso a lavoro.
E’ sempre molto elegante ma discreta, di poche parole.
Aveva in mano un reggiseno a balconcino bianco, che guardava
quasi con diffidenza, e appena le sono arrivata vicino mi ha spiegato che,
nemmeno nel giorno del suo matrimonio, indossava qualcosa
di tanto candido.
E da lì, ha iniziato a condividere con me un sacco di
particolari della sua vita.
Ha precisato che, se non fosse nata a metà degli
anni ’60, in una famiglia assai tradizionalista, non avrebbe mai pensato al
matrimonio.
E via con le lamentele: il marito che a casa non aiuta ma pretende,
poco tempo per se stessa, scarse attenzioni e scarsa considerazione.
Alla fine, ha concluso dicendo che, l’unica cosa positiva
del suo matrimonio è stata concepire un figlio. Che però è un maschio, quindi,
simile al padre.
Io annuivo. Ogni tanto ho provato pure a partecipare alla
conversazione, ma niente. Lei andava avanti come un treno, sarà che aveva
proprio bisogno di parlare.
Poi, qualche minuto di silenzio.
Alla fine, ha scelto il suo bel reggiseno nero, e prima di
salutarmi, mi ha confidato che, nella prossima vita, non sposerà nessuno.
Solo
incontri brevi, anche occasionali. Insieme, al massimo, per un weekend. E non
porterà nessuno a casa, vorrà incontrarli in albergo, per preservare gli spazi
vitali e "non sporcare". Sesso, e ognuno a casa propria.
Che dire? Questa donna, in quanto a cinismo, sembra che
abbia battuto pure me.
Durante la conversazione, mai un sorriso, mai un’espressione
che facesse trasparire dell’ironia. Era davvero disillusa.
Io, a volte, mi chiedo perché la convivenza, in particolare,
e il rapporto uomo – donna, in generale, siano tanto difficili.
Questa maledetta incomunicabilità, che citiamo spesso, non
potremmo cercare di trasformarla in dialogo?
Mia madre dice spesso che ci vuole impegno, per far crescere
la coppia. Ma “che palle!”, aggiungo io.
Ieri, per la prima volta, ho visto, in tv, la trasmissione
di Rocco Siffredi.
Niente di che, in realtà. Non credo ci vogliano i suoi consigli per
imparare a leccare un orecchio!
Diciamo che l’ho seguita fino alla fine solo per lui, perché
è sempre sicuro della situazione, con quel tono di voce profondo, e tutto il
resto…
Comunicare non è facile, il mondo è pieno di persone che ascoltano per "rispondere" mentre dovrebbero ascoltare per "capire".
RispondiEliminaPoi detto tra me e te, io mi sono stufato di ripetermi e di non essere capito, quindi sono anni che preferisco il silenzio.
Ovviamente è colpa mia che non riesco a spiegarmi, ma questa è altra storia.
k
Non è detto, che sia colpa tua. Forse è più semplice credere che sia colpa tua.
RispondiEliminaParlare è difficile, ma se la comunicazione c'è ci guadagnano tutti.. :-) Tanto vale provarci, la maggior parte secondo me nemmeno ci provano, si accontentano, perché non saprei...
RispondiEliminaE' sempre e comunque un terreno minato, questo!
Elimina... Compromessi da entrambi i lati... rinunce da ambo i lati, sono inevitabili... e parlare parlare anche delle minime cose... anche di quello che si è fatto al lavoro... condivisione quasi totale di tutto... se c'è un problema affrontarlo il prima possibile... altrimenti tutto si incasina come in un domino... all'inzio nei primi mesi viene sempre spontaneo quindi basta continuare a quel modo...
RispondiEliminaCredo che si faccia così. Non ne ho esperienza diretta, però!
EliminaAnche io sono di metà anni 60. Sarà per quello...
RispondiEliminaSarà per quello? La signora è agguerrita, però! ;-)
Eliminase il marito è un marito normale, cioè maschio, si domandasse perchè riceve scarsa attenzione da lui, anzichè lamentarsi.
Eliminamai, dico mai, un minimo di autocritica.
Si pretende, e basta.
io sono della metà degli anni '60.
RispondiEliminama sono pornoromantico
Forse la differenza sta proprio lì! ;-)
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