Conosco il protagonista maschile del mio post di oggi da
anni, ma in maniera molto superficiale, solo perché l’ho sempre visto nel luogo
in cui lavoro.
Da circa un anno abbiamo iniziato a scambiare qualche sorriso,
dopo un suo gesto molto galante nei miei confronti.
Qualche mese addietro, dai
sorrisi siamo passati a frasi di circostanza, che ben presto si sono
trasformate in monologhi da parte sua. Monologhi che avevano come argomento
principale il mio sorriso, la mia gentilezza, e tutte quelle altre cose che a
volte gli uomini tirano fuori quando vogliono approcciare una donna.
Alla fine, dimostrando impegno ed una buona tattica, è
riuscito a far breccia nella mia “corazza da lavoro”, e abbiamo così deciso di scambiarci
i contatti per conoscerci un po’ di più. La fase esplorativa “per iscritto” non
è durata molto.
Io ho declinato il primo invito (per motivi personali). A dire
il vero ho rifiutato anche il secondo (ché non sopporto di essere pressata), ed
il fatto che sia venuto fuori dicendo che non fosse sua abitudine stare a
pregare una donna e che, di conseguenza, aspettava che adesso fossi io a
cercarlo, mi ha convinto di aver fatto bene a respingere i due inviti.
Dopo due giorni è tornato a cercarmi. Mi piace chi riesce a
cambiare le proprie abitudini, alla fine ho deciso di raggiungerlo.
L’incontro
era nel suo ufficio, proprio sotto casa e in orario di lavoro, quindi qualcosa
di informale, ho pensato.
Confesso di essermi presentata lì con un po’ di ansia. Sono
stata accolta da un giovane intorno ai venticinque anni, dietro lui una zona
open space con gente che lavorava, ambiente molto formale. Dopo essere stata
annunciata, lui mi è venuto incontro, con aria professionale, chiamandomi per
cognome ed invitandomi a seguirlo.
Il suo ufficio era molto spazioso. Dei divani, una grande
vetrata con una tenda a pacchetto dai colori scuri, due scrivanie, armadi e, con mia
grande sorpresa, due grandi stampe di uno dei miei artisti contemporanei
preferiti. Io, entrata per prima nella stanza, sentivo un imbarazzo palpabile.
Lui era dietro di me. Pensavo di sedermi, iniziare a raccontarmi (da buona
logorroica), lui invece, afferrandomi per la nuca e passandomi una mano sulla
schiena, ha iniziato a baciarmi.
Così, senza preavviso (come è giusto che sia), quella lingua
nella mia bocca ha iniziato a sciogliere le mie difese, a farmi dimenticare la
presenza di mezza dozzina di persone nella stanza accanto, e ho iniziato a
desiderare che continuasse a lungo a stringermi in quel modo.