Pomeriggio pessimo, a lavoro. Guardo costantemente
l’orologio. Con intervalli regolari di dieci minuti. Verso l’orario di chiusura
mi accorgo che c’è in giro un uomo mai visto prima, un viso davvero
interessante. Uno sguardo intenso, una sciarpa che ispira coccole, ma non riesco
a vedere altro. Vaga, inutilmente, alla ricerca di qualcosa che forse non sa
cosa sia. E visto che sono pagata per essere gentile, mi avvicino con
nonchalance. In effetti è in difficoltà, e mi prodigo per aiutarlo. Cortese,
carino e molto, molto scopabile. Non posso non notare il suo culo. I suoi jeans
me lo stanno proprio offrendo. Sarei poco garbata a non accettare questo dono.
Quanto è bello flirtare. Lui risponde meravigliosamente.
Sorrisi, occhi da cerbiatta e palpebre che si chiudono dolcemente, fino a quando arriva per lui il
momento di compilare un modulo. Lo faccio accomodare accanto a me e lo osservo
attentamente. Non è alto. Fisicamente somiglia ad un ex calciatore che
frequentai tempo fa. Indossa solo la camicia sotto il cappotto. Una camicia
azzurra. Ed io mi immagino già mentre la sbottono. Lentamente. Mentre torturo
il suo orecchio a furia di mordicchiarlo. Immagino di mettergli le mani tra i
capelli, di indugiare con la mia lingua nella sua bocca. Stavolta, però, non mi
viene in mente di inginocchiarmi davanti a lui. No, vorrei tanto leccargli il
culo. Non so perché. Ma passerei la punta della mia lingua su ogni centimetro
del suo culo. Fino ad arrivare al buco. Perdermi lì e poi giungere, finalmente,
a quello che preferisco. Certo, cos’è il sesso se non posso succhiare?
Intanto compila il
modulo. Mi dice qualcosa che non capisco, perché nella mia mente, in effetti
lui sta già godendo. Riesco a cogliere solo che si è trasferito qui da poco, e
qui è solo (povero tesoro, è solo!). Sbircio un attimo il suo modulo e scopro
che abita a 100 metri da casa mia. Questo è un segno del destino. Ed io credo
fermamente nel destino! “Accidenti, ma sa che siamo vicini di casa? Abito al
numero 45 della sua stessa via.” (Ancora palpebre che si chiudono dolcemente).
Lui mi sorride, mi dice “Sono un uomo fortunato. Sono qui da poco, ed incontro
subito una vicina di casa così gentile … il minimo che posso fare è invitarla a
bere un caffè a casa mia.” Si, io credo fermamente nel destino!
Photo: Jan Saudek
Ahah, sei una birba fantastica!! :) :*
RispondiEliminaSarà il periodo...non riesco a contenermi! :-)
EliminaE non voglio contenermi. La verità è che voi uomini siete fantastici. Vi amo alla follia!! :-*
Ecco...io invece abito in una zona isolata...e poi mi lamento che non scopo.
RispondiEliminaRagazza questo post lascia presagire sviluppi davvero interessanti :-)
Mah, stiamo a vedere. Dai, vieni a vivere vicino casa mia!! :)
EliminaAh sicuro...con tutti gli uccelli che ti svolazzano intorno...mi sembri San Francesco ;-)
EliminaFigurati se caghi uno come me...
Una collega, che professa una religione che adesso non ricordo, ripete sempre che non si può vietare agli uccelli di volare sulle nostre teste, ma si può fare in modo che non ci si costruiscano il nido. ;-)
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