Dice che non si rassegnerà. Mai. E che mi odia, che prova
rancore nei miei confronti. Me lo dice quasi una volta al mese. Ma magari
questa è la volta buona, e smetterà di provare ad avere la meglio sul mio senso
di colpa.
Qualche mese fa ho scoperto che aveva iniziato a seguirmi.
Conosceva le mie abitudini, quindi è stato facile. All’inizio ho provato un po’
di fastidio. Però ho pensato che per lui era un modo per metabolizzare il
distacco. Ha continuato a farlo, nonostante gli avessi detto che ne ero infastidita.
Ho iniziato a non uscire più di casa, per paura di poterlo incontrare e di
scatenare in lui chissà quale reazione. Non ho dormito per settimane. E’
arrivato a dirmi che gli stalker sono da comprendere, perché non c’è modo di
rassegnarsi per una storia che finisce senza motivo. In realtà il motivo c’era.
C’è ancora. E il pensiero che un uomo che conosce anche i tuoi punti deboli, le
tue paure, possa cercare di utilizzarli per ferirti, ti allontana
necessariamente da una visione “romantica” del sentimento. Non gli importa di
rovinare ciò che di bello c’è stato (quasi tutto, quindi), e io non voglio più
trovarmi in una situazione simile. Perché non ci si rassegna? Cosa porta un
individuo ad avere la certezza di sapere cos’è meglio per l’altro? Perché questo
senso di possesso deve insinuarsi tra i sentimenti migliori? L’ultima volta che
mi ha scritto, ho pianto. E lui di certo lo sa. Io ho la certezza di non meritare tale
abnegazione.
Questa prima parte del post l’ho scritta ieri sera. Dentro
di me pensavo che lui stesse davvero provando ad allontanarsi dall’ossessione
(perché di questo si tratta) che io sia l’unica donna che può renderlo felice.
Proprio io, che sono il simbolo dell’incertezza, dell’instabilità. Abbiamo
sempre avuto una sorta di telepatia, io e lui. Mi ha appena scritto. Dice che
mi aspetterà. Fosse tutta la vita, ma aspetterà. Solo che non gli ho chiesto di
aspettare. E io non capisco, giuro, non lo capisco. E il tempo? Non dovrebbe
lenire le ferite? Non credo di riuscire a sopportare questa pressione. Come se
fosse sempre dietro l’angolo. Come se volesse punirmi.
"Dice che non si rassegnerà. Mai. E che mi odia, che prova rancore nei miei confronti. Me lo dice quasi una volta al mese. Ma magari questa è la volta buona, e smetterà di provare ad avere la meglio sul mio senso di colpa."
RispondiEliminaEcco il classico atteggiamento di un bambino cresciuto :-(
Spero tu non caschi nel tranello mia affascinante Amica virtuale...e che non ti senta in colpa ;-)
Tu sei una donna adulta ed hai agito da persona adulta.
Ogni tanto mi sento in colpa, in effetti. Ma quel tanto che basta per ricordarmi di non infilarmi più in situazioni come questa.
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